Autoritratto in un campo di papaveri
Autoritratto in un campo di papaveri
Distese di un paesaggio come il mare, rosso come il sentimento di cuore vibrante
“Inseguivo fino alla scarpata, che al di là della siepe saliva scoscesa verso i campi, alcuni papaveri dispersi, qualche fiordaliso rimasto pigramente indietro, che l’ornavano qua e là con le loro corolle così come nella bordatura di un arazzo compare, sparsamente accennato, il motivo agreste che trionferà nel centro; ancora radi, spaziati come le singole case che annunciano già l’approssimarsi di un villaggio, essi mi annunciavano l’immensa distesa dove dilagano le messi, dove la vista di un solo papavero che inalberava in cima alla sua fune e lasciava sferzare dal vento il rosso della sua fiamma al di sopra del nero unto della sua boa, mi faceva battere il cuore, come al viaggiatore che, scorgendo su una terra bassa una prima barca incagliata e un calafato che la ripara, esclama, prima ancora d’averlo visto: Il Mare!”
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, 1913/27
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