Video / Birthland (a love story)
Birthland (a love story)
Cortometraggio
Scritto e diretto da Rhamely
Musica di Giorgio Dal Monte
Video finalista agli Audience Awards, 2019 Love Short Film Festival
La storia del video
Birthland è una pagina di diario intrisa di ricordi e salsedine, perché c’è di mezzo il mare nelle cose che mancano.
«Così oggi ho spento il computer, ho chiuso la porta e sono uscita. Era tempo che non prendevo tempo per perdermi e ritrovarmi a confondere le mie scarpe in questa sabbia nera. Rena nera.
Conchiglie in tasca e polvere negli occhi. Scappo via, tra i ricordi che mi porto dentro come il vento.
E ogni onda è un anno in più, un appuntamento mancato, un ricordo che sorride e uno che non sa sorridere più, un paese lontano e una casa che mi aspetta.
Penso alla nostalgia dei tempi mai vissuti, ai treni soppressi, alle ore in stazione fermi ad aspettare e ai ritardi che salvano. Penso alle estati in vacanza al mare con i miei genitori, ai pomeriggi caldi sui letti bianchi con le lenzuola di cotone a casa della nonna mentre lei recitava il rosario facendosi aria con il ventaglio, le gare in bicicletta e le ginocchia sanguinanti dopo una caduta.
Penso a mamma e le sue collane colorate, io e mia sorella piccole, distese in macchina a guardare il cielo e a tutte le volte che attraversando la strada le stringevo la mano. Penso al pane che faceva la nonna, al mio vestito a fiori preferito che ho strappato saltando sul letto. Penso a mio nonno che guardava l’Opera in TV e poi cantava sotto la doccia, penso al rumore che faceva la macchina da scrivere nell’ufficio di papà.
L’infinito che provo quando guardo il mare.
Penso alle lacrime nei cuscini, ai troppi caffè che non fanno dormire, all’ansia di un nuovo taglio di capelli, all’odore dei fiori al cimitero, alla pasta al forno con le polpette e il sugo della domenica, all’emozione del primo bagno dell’anno, l’arrivo dell’estate.
Penso alla polvere sui libri nelle librerie, alle poesie lette ad alta voce nel letto dopo aver fatto l’amore, al tuo respiro che cambia quando ti addormenti, alle conchiglie che non smetto di raccogliere sulla spiaggia.
Penso alle foto dell’infanzia, alla nostalgia dei tempi mai vissuti, alle cose che non smetto e non smetteranno mai di essere.
Penso a quando ti guardo negli occhi e mi passa davanti tutta la vita che ancora non ho vissuto con te.
È così che fai, mi prendi negli occhi e mi porti lontano, ma non lontano, mi porti a casa, che casa sono io, mi prendi per mano e mi porti in me.“»
Fotografie di scena
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