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Quando torna il mostro / Un video che parla di depressione

30 Gennaio 2020

Quando torna il mostro

Short video about depression

Quando torna il mostro, lo fa all’improvviso durante un’ora di un giorno di una settimana di un mese qualsiasi senza nessun apparente motivo. Quando torna inizia a stringermi forte la testa in pensieri, quelli brutti e inevitabili e tristi che per un po’ riesco pure a evitarlo ma poi mi fa crollare e piango e non so fare altro che questo, tra pause e riprese. Perdo il senso del tempo e delle cose e dei confini che una stanza grande non mi piace, ho bisogno di stare accovacciata con le mani tra i capelli. Quando torna il mostro ho paura e dimenticare come si respira è la cosa più semplice. Quando torna il mostro mi convince che non sono poi un granché brava a ridere e io non so più il perchè di me e dei miei piedi che toccano terra. Se per caso mi guardo allo specchio vedo due occhi piccoli e persi che un po’mi fanno tenerezza e un po’ fanno male. Quando torna il mostro la mia pelle si tinge di nero. Ma tu aspettami, non giudicarmi. Aspettami, sii paziente, lui andrà via e io tornerò.

La storia del video

“Quando torna il mostro” è una storia che sono felice di aver raccontato, e di aver raccontato così. Una sensazione reale, uno stato dell’umore, molto più comune di quanto si possa immaginare.

Un progetto video a cui ho lavorato per un po’ e che ha preso forma grazie alla partecipazione e all’interpretazione perfetta di Teresa Turola, che di mestiere fa davvero l’attrice.

Avevo voglia di raccontare questa storia perché in prima persona vivo momenti di black-out, quelli che mi piace chiamare i giorni della tana: una pausa forzata, la mancanza di stimoli, il silenzio sordo, quei giorni in cui resto seduta in terra, vicino la finestra, a guardare un pezzetto di cielo che mi faccio bastare e i tetti con le antenne sintonizzate su sogni lontani, con le gambe raccolte, con i pensieri raccolti, con le mani raccolte su un quaderno a scrivere raccolte di parole, come fiumi o come l’acqua dello sciacquone del water di ceramica bianco e lucido che vorticosamente agita e scivola via e ripulisce. Quei giorni in cui c’è un caos nel cielo e nei miei occhi che rimbomba nelle orecchie e nel cuore e a volte non riesco a parlarne. Quei giorni in cui ho la netta sensazione di riconoscere l’odore di un luogo in cui non sono stata davvero e mi chiedo come sia possibile appartenere ai luoghi che non ci appartengono ma di essere un po’ in tutte le cose. Quei giorni in cui non c’è niente perché tutto quello che sento non sa come uscire fuori dalla testa, dagli occhi, dalle mani.

Sai che succede, mi succede, ti succede. Quando smetti il volo, metti i piedi nel fango, hai la visuale coperta e il cuore debole scoperto, hai voglia di tornare a “sentire” la vita ma non trovi lo slancio, con un po’ di tristezza hai paura. 

Ognuno ha un posto dove si ferma e deve necessariamente fermarsi.
Probabilmente succede anche a te.
Ci sono storie di cui parliamo spesso e altre di cui parliamo a fatica, ma ogni storia è personale anche se condivisa, non trovi?

Credo che trovare la bellezza nelle cose di ogni giorno ed esserne grati sia una benedizione, ma non dovremmo dimenticare di prenderci cura dei giorni NO, quelli in cui tutto sembra non andare, quelli in cui noi sembriamo non funzionare e trovare/provare la bellezza sembra così difficile.
Sono i giorni in cui tutto è più fragile.
Sono giorni che esistono e sono quelli in cui impariamo a chiedere/ricevere aiuto.

Sono Rhamely, fotografa di storie e persone

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