Diario

Quasi una storia di fantasmi

29 Agosto 2025

Ma quando scrivi quello che scrivi, come fai? Ho poche certezze e una è che non lo so come faccio. Però lo faccio, anche se non lo so fare.

Diario visuale, autoritratto

Quando ero piccola collezionavo cose: ghiande, gessetti colorati, lumache che mettevo nella vasca da bagno, bottoni, cartoline, pietre che raccoglievo in sacchetti di stoffa. Poi dovevo sposarmi: che fortuna essere qui oggi, tutto sommato.

Oggi colleziono pensieri, e li raccolgo quando li ricordo e li metto vicini quando li scrivo e li lascio andare quando faccio foto e li stringo di notte quando non so dormire e li dimentico quando ascolto una canzone che mi fa morire. 

Se cresci ripetendo che non te ne importa e fai finta che non t’importa di nulla, a un certo punto finisci che sei grande e non sai scegliere se ti importa oppure no, perché non lo vuoi sapere se ti importa. Fino a che non ne vale la pena. (cit.)

Diario visuale, autoritratto

C’è un posto dentro noi in cui vogliamo arrivare da soli, un panorama che difficilmente condivideremmo con altri. E forse è meglio così. Facile talvolta scivolare su una goccia di rabbia e farsi male. Con lo stomaco troppo pieno di nulla e la felpa larga, sono seduta sul divano a scrivere mentre la televisione non mi toglie gli occhi di dosso, è quasi una storia di fantasmi.

Tutto muore, e poi rivive. Tutto dorme, e poi si risveglia. Sono un’onda carica nel cerchio di tutte le mancanze.

Diario visuale, autoritratto

Sono la paura che non dico. Sono, la paura, che non dico. Sono la paura che penso di nascondere. Sono la paura che ho voglia di gridare piano.

Io piango, io respiro, io mi muovo tra le stanze di questa casa. Io non so a chi o cosa o dove appartengo se non a me stessa. Sono distaccata da tutto ma legata a tutte le cose.

Sono la mia voce rotta dal pianto. Sono la mia voce nel silenzio che parla. Sono la mia voce che ride. Non sono sicura di aver usato davvero la mia voce. Sento tutto e ho paura di non sentire niente.

Sono le mani in faccia che raccolgono le lacrime. Sono le mani tra i capelli che strappo. Sono il silenzio rotto da un pianto. Sono la solitudine che mi fa compagnia quando sono in compagnia.

Sono una ferita che chiudo, e si riapre, e chiudo, e si riapre.

I sottotitoli alla TV, l’ennesima storia di fantasmi.

[Diario visuale]