“Chi sono, da dove vengo, dove vado”
Ti racconto di me, della fotografia e dell’eredità della mia famiglia
Sono nata sotto il segno dei Pesci, cresciuta a pane e fotografia: il primo fotografo nella ramo della famiglia paterna Borrelli – Vittozzi, è stato mio nonno Vittorio e poi mio padre, Paolo, giornalista foto reporter.
Nonna Tina è stata la musa ispiratrice dei primi scatti in gioventù del nonno, mentre Emilia, mia madre, la più bella da fotografare per mio padre (poi siamo arrivate anche io e mia sorella).
Ho ereditato da mamma l’occhio per i dettagli e da papà la passione del reportage fotografico.
Mamma mi ripeteva che non dovevo mai smettere di credere nelle mie potenzialità, quelle che spesso non vedevo ma che lei raccoglieva come le conchiglie sulla spiaggia per mostrarmele. Papà mi portava in giro in auto a guardare i tramonti, insegnandomi a racchiudere i ricordi in uno sguardo e in uno scatto. Entrambi hanno incitato la mia creatività quotidiana nel gioco e poi nella vita.
Da parte di mamma, anche i Fiorentino – Cherillo, nonno Emilio e nonna Rosa, hanno creato nel tempo un bell’archivio di ricordi.
La fotografia mi ha sempre accompagnata, è il mio senso di appartenenza, ovunque mi trovi. Ogni volta che riguardo le foto degli anni passati sono grata di poter guardare la mia memoria. E ogni volta che guardo l’archivio fotografico di famiglia, in particolare le foto di nonno e di papà, mi innamoro della fotografia.
Prima di mio padre, mio nonno è stato fotografo in famiglia, dicevo. Ho capito qual’è l’ingrediente segreto della mia fotografia guardando quelle foto negli album ingialliti.
Quando da piccola e andavo a casa dei nonni, volevo sempre guardare gli album delle foto, me lo ricordo davvero bene.
La prima volta che papà mi disse “adesso scatta tu”, mettendomi in mano la sua macchina fotografica, avevo 9 anni, me ne andavo in giro per casa a fotografare i dettagli a mio parere interessanti; mi divertiva fissare le espressioni di sorpresa di mamma, di papà e di mia sorella.
Fu lui a regalarmi la prima macchina fotografica analogica, una Olympus, e mi permetteva di portarla ovunque: “ricordati di fare qualche foto”, diceva sempre. Proprio come il nonno aveva fatto con lui.
Ho scoperto in questo modo che facendo fotografie, con le mani potevo fermare il tempo: una magia!
Il mio più grande fotografo è sempre stato di fianco a me, mi ha mostrato la strada di quello che sarebbe stato il mio futuro. Guardavo papà che scattava e scattava, e non ha mai smesso, fino alla malattia che lo ha portato via troppo presto. Era il 2012, lui aveva 59 anni, io 24.
Anche io non ho mai smesso di fare foto e anzi, ne ho fatto la mia professione con tanti anni di gavetta, varie esperienze, collaborazioni, viaggi ed ufficialità burocratiche, cambiando spesso soggetti ma senza mai abbandonare lo stile reportagistico.
Quando mi chiedono da quanto tempo scatto foto mi viene sempre da ridere: da tutta la vita!
Racconto in maniera libera e in connessione con chi mi sta di fronte per restituire un ricordo fotografico autentico.
L’ingrediente segreto della mia fotografia è la connessione e poi l’amore, quel modo con cui mio padre guardava il mondo. L’amore con cui guardava crescere me e mia sorella, supportava mia madre nella loro vita insieme.
L’amore per la vita, l’avere cura della bellezza delle piccole cose quotidiane. Per cui, quando mi chiedono a quale fotografo mi ispiro penso a mio padre.
Ho un ricordo prezioso di Natale di pochi anni fa, a casa di nonna Rosa, mentre mi mostrava le foto di quando era giovane, con mamma e gli zii e quelle con il nonno, da fidanzati, le conservava gelosamente in un borsello. Sì, credo nella bellezza delle fotografie: scavano e mostrano qualcosa, provocano emozioni, sono un movimento che fa viaggiare utilizzando tutti i sensi.
E infine, lo ammetto anche se è abbastanza chiaro: sono una nostalgica romantica! Mi piacciono le sensazioni autentiche, mi piace viverle e poi ricordarle. Non vivo nel passato, ma lo ricordo, perché noi siamo le nostre radici lunghe chilometri che ci portiamo in giro.